LA PSICANALISI SECONDO
SCIACCHITANO

"TU SEI PROPRIO CONVINTO CHE LA LUNA ESISTE
SOLO SE LA GUARDI?"

aggiornata il 21 gennaio 2008

 

 

Probabilmente hai fatto questo percorso:

vieni da "sapere in essere" > "elenco autori epistemici" > "elenco scienziati"

ora sei in "Einstein"

 

E se la psicanalisi avesse avuto un Einstein?

Perché non ha avuto un Einstein?

Chi mi da una mano a comporre una pagina su Einstein?

 

Se la scrivessi io, farei un pezzo sulla resistenza alla scienza degli stessi scienziati.

Tipo questo.

Gli scienziati resistono alla scienza più degli psicanalisti ortodossi.

Nel caso di Einstein?

Einstein non abbandonò mai il determinismo newtoniano, pur nell'ambito della correzione relativistica a Newton.

Einstein combattè tutta la vita contro l'indeterminismo della meccanica quantistica, che pure aveva contribuito a sviluppare.

"Dio non gioca a dadi", diceva.

Non riusciva a concepire - quasi fosse uno psicanalista lacaniano - che il meccanicismo, cioè una teoria dotata di simmetrie, può starsene tranquillo e proliferare senza appoggiarsi alla stampella del determinismo.

Eppure è semplice. Se la probabilità dell'evento A è p, la probabilità di non A è (1-p). p e 1-p sono valori simmetrici rispetto a 1/2, valore di massima incertezza. Ma l'evento probabilistico A non si realizza sempre, anche se sono presenti le sue "cause". Le sue cause, che ora è meglio chiamare fattori condizionanti, non lo determinano. Ciononostante l'evento resta originariamente meccanicistico. La sua probabilità si scrive

p(A / B)

e si legge: "probabilità di A dato B".

Insomma, il calcolo delle probabilità, se è coerente, è meccanicistico, cioè dotato di simmetrie. La dimostrazione è banale. La simmetria tra p e 1-p è la stessa simmetria che fonda il meccanicismo di Archimende: il principio della leva. Una leva di primo genere con bracci uguali è in equilibrio, se i pesi applicati ai bracci sono uguali. Il fulcro della leva probabilistica è 1/2. I bracci probabilistici misurano rispettivamente 1/2 - p e (1-p) - 1/2, cioè sono uguali.

Le teorie meccanicistiche si possono rappresentare con grafi, i cui vertici rappresentano gli stati del sistema, e le cui frecce rappresentano le transizioni tra stati del sistema. Un grafo è indeterministico se da uno stato partono più frecce.

(Lacan ci prova a costruire un grafo indeterministico, ma pasticcia. Introduce frecce che si suddividono a metà del loro tragitto. Cfr. Ecrits, p. 817. L'impianto lacaniano rimane fondamentalmente deterministico, ma non meccanicistico. Eppure, l'idea di un grafo a due piani per spiegare la sovradeterminazione freudiana è buona dal punto di vista indeterministico).

Einstein, in fondo, commetteva un errore metafisico. Credeva che la fisica avesse un'essenza. L'essenza - forse la quintessenza - della fisica era per lui il determinismo. Ma è venuto il tempo di lasciare il determinismo agli astrologi e a chi crede alla "verità come causa".

A questa semplice verità meccanica - non esistono essenze - resisteva il grande Einstein, l'inventore di una meccanica non galileiana.

Resisteva, in fondo, alla concezione pascaliana dell'esistenza:

"Esiste ciò su cui si può scommettere".

La Luna esiste, anche se non la guardi, perchè puoi scommettere che esiste. Prima o poi ritorna.

Dio non esiste perchè non è un evento su cui puoi scommettere. Non sai quando ritorna (tempo del primo ritorno indefinito).

(Correzione a Pascal: l'inverificabilità della scommessa su dio non cambia neanche con un premio infinito.)

*

Per essere giusti con Einstein, tuttavia, ci mancano due cose:

primo, riconoscere che Einstein non fu l'unico scienziato a resistere alla propria stessa pratica;

secondo, dopo la pars destruens bisognerebbe imbastire una pars construens.

L'elenco dei resistenti alla scienza all'interno della scienza riporta dei bei nomi: Newton, Darwin, Freud, per citarne solo tre.

Newton pubblicò solo in tarda età i suoi risultati di calcolo differenziale, che chiamava calcolo delle flussioni. I suoi Principi di filosofia naturale sono dimostrati more euclideo. Oggi risultano illeggibili.

Anche Darwin tenne nel cassetto per 25 anni la sua Origine delle specie, finché non fu preceduto da Wallace nel pubblicare l'idea della selezione naturale.

Freud non partecipò alla festa della riscoperta degli scritti di Mendel, che si celebrava ai tempi dei suoi Tre Saggi. La sua biologia fantastica, che pone la morte come scopo della vita, si basava sul più casalingo Weismann.

E' così. Nella scienza c'è qualcosa di orrido che fa orrore agli stessi scienziati. Nella psicanalisi lo stesso orrido terrorizza gli psicanalisti, che non vogliono sentire parlare di psicanalisi come scienza.

Sarà l'orrore per il meccanicismo, che azzera ogni precedente ilozoismo?

Per quanto riguarda il secondo punto, propongo un abbozzo filoensteiniano, che forse può interessare agli psicanalisti.

Il contributo di Einstein all'epistemologia è la distinzione tra due tipi di teorie. Einstein distingue tra teorie costruttive (o interpretative – ma io preferisco la prima dizione) e teorie di principio.

Le teorie costruttive interpretano (ma io preferisco dire "spiegano", deuten) i fenomeni complessi in termini di fenomeni semplici, possibilmente interazioni meccaniche elementari.

Un esempio tipico di teoria costruttiva è la teoria cinetica dei gas, che spiega le macroproprietà di un gas (pressione e temperatura) in termini di moti molecolari e urti tra molecole. Una buona teoria costruttiva è chiara e di vasta applicabilità. (Le teorie costruttive sono le teorie scientifiche saccheggiate dalla tecnologia, che cura gli interessi del capitale).

Sulla sua concezione delle teorie costruttive come teorie interamente meccaniche si basa - e si giustifica - la resistenza di Einstein all'indeterminismo. Einstein aveva una concezione ristretta - newtoniana - del meccanicismo. Per lui le forze erano meccaniche, solo se erano proporzionali all'accelerazione del punto mobile

(F = ma, seconda legge di Newton).

Ma in elettrodinamica esistono forze proporzionali alla velocità del punto (carica) mobile. Tali sono le forze elettromagnetica e l'induzione magnetica, che agiscono su cariche in movimento, perpendicolarmente alla loro traettoria e proporzionalmente al valore assoluto della velocità. Non sono forze meccaniche? Abbiamo forze meccaniche e non meccaniche? Un bel problema, che si ripropone in meccanica quantistica attraverso il dualismo onda-corpuscolo.

Le teorie di principio fanno uso del metodo analitico piuttosto che di quello sintetico, dice Pais. "I punti di partenza di tali teorie non sono costituenti ipotetici (per es. gli atomi nella teoria cinetica dei gas), ma proprietà generali dei fenomeni, osservate empiricamente", tipo l'impossibilità del moto perpetuo o la costanza della velocità della luce. E Einstein continua: "Le teorie della relatività ristretta e generalizzata sono teorie di principio". La prima si fonda sulla costanza della velocità della luce, la seconda sull'equivalenza tra massa inerziale e massa gravitazionale.

Il merito delle teorie di principio sta nel loro rigore logico e nella certezza dei fondamenti. (La teoria della relatività ristretta è verificata sperimentalmente fino alla settima cifra decimale, ma la sua certezza non è empirica: è di principio). Le teorie di principio sono in linea di principio inutilizzabili dalla tecnologia capitalistica. Fanno decadere la nozione bastarda di "tecnoscienza".

Ciò premesso, una domanda allo psicanalista.

La teoria freudiana dell'inconscio è una teoria costruttiva o di principio?

Mi sembra che la risposta sia obbligata, se si ammette che la psicanalisi possa essere una scienza dei fenomeni psichici, che sono

generalmente inconsci.

E la teoria freudiana delle pulsioni?

Anche qui la risposta mi sembra immediata. Le pulsioni sono un particolare costrutto ipotetico - "le pulsioni sono i nostri miti", diceva Freud (Lezione 32). Peccato che si tratti di un costrutto prescientifico, che tenta di interpretare i fenomeni psichici, sulla base di un'ipotesi esplicativa di tipo ontologico: l'esistenza nell'ente di forze costanti che tendono a un fine.

La causa finale, neanche un cocciuto determinista come Einstein l'ammetteva.

Grazie, Einstein. Mi ricorderò di te.

(Riprendo l'argomento alla pagina sul seno.)

*

Quanto precede andrebbe contestualizzato in un discorso più ampio che potrebbe intitolarsi

"Resistere alla scienza"

e che forse merita una pagina a sé.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SAPERE IN ESSERE

SAPERE IN DIVENIRE

Torna alla Home Page