LA PSICANALISI SECONDO |
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"TU PUOI SAPERE, IN SPECIE E IN GENERE" |
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Probabilmente hai fatto questo percorso: vieni da "sapere in essere" > "elenco autori epistemici" > "elenco scienziati" Ora sei in "Darwin – Preliminari". Ti sei mai chiesto: E se la psicanalisi avesse avuto un Darwin? In attesa di contributi sul darwinismo provo a dire qualcosa di preliminare io. Qualcosa di meno provvisorio si trova alla pagina Perché l'analista dovrebbe interessarsi a Darwin? Perché Freud lo cita e gli fa dire cose che non ha mai detto, per esempio il mito dell'orda? Secondo me questo non basta. Comunque, il tema è stato già trattato da Lucille B. Ritvo nel suo Darwin e Freud. Il racconto di due scienze (Il Pensiero scientifico Editore, Roma 1992) e difficilmente si può fare di meglio. Perché si può applicare la biologia di Darwin alla psicanalisi, per farle un'iniezione di scientificità? Questo è assolutamente da evitare. Le due scienze - biologia e psicanalisi - sono diverse e tali devono rimanere. Ci sono contaminazioni sterili. La biopsicanalisi rischia di essere un flop concettuale come la "tecnoscienza" o la "biopolitica" (dove "scienza" è usato in senso pregalileiano e "biologia" in senso predarwiniano). Allora, perché interessarsi a Darwin, se non è per i contenuti? Per ragioni trascendentali. ?! Sì, in Darwin risulta più chiaro che in altri scienziati quali condizioni vanno necessariamente rispettate perchè sia possibile che il fare del soggetto moderno sia scientifico. Una è la condizione principale: cessare di pensare le essenze. Ma cosa credete? Strillerebbero così tanto, se si trattasse solo di contestare l'origine dell'uomo dallo scimpanzè, le oche creazioniste? Lo credeva Freud, che pensava alla ferita narcisistica dell'uomo destituito dal centro del creato. Ma Freud, essendo ippocratico, non era in buona posizione per comprendere la portata dell'innovazione darwiniana. No, quelle oche strillano perché Darwin ha tolto loro di sotto il becco il granoturco di cui si cibano: le essenze. Le specie darwiniane non sono le specie di generi, definite da essenze creata a tavolino dall'architetto del mondo. Sono punti in uno spazio di variabilità, di dimensioni spaventosamente grandi, che lentamente - molto lentamente - l'evoluzione biologica sta esplorando. Pensate, tanto lentamente che in 100.000 di vita e forse più l'Homo sapiens non ha prodotto ancora la scissione in due sottospecie. (Nyles Eldredge stima in 6 milioni di anni il tempo di sopravvivenza di una specie) Sì, poi si può pensare che le oche strillino - tanto strillare fa parte della loro "essenza" - perchè Darwin ha tolto il finalismo dal mondo della vita. Ma se ci pensate bene questo è un teorema. Discende dall'assioma di "fuorclusione" delle essenze. Pensaci, psicanalista! Magari a furia di pensarci uno psicanalista mi manda una pagina Darwin 2. Nell'attesa sottolineo un tratto dell'elucubrazione darwiniana, che l'accomuna alla matematica e alla scienza moderne. Origine delle specie. Titolo presuntuoso, quello darwiniano? Darwin, uomo prudentissimo, si lasciò andare a intitolare il proprio lavoro in modo - direi - sopra le righe, proprio quando Wallace rischiava di togliergli il primato del pensiero evoluzionistico? Ebbene, non c'è presunzione nel titolo darwiniano - sostengo. Quel titolo condensa tutta l'ignoranza di Darwin: ignoranza sull'origine, che non è la causa prima (Ursprung), ma piuttosto il punto originale della discendenza (Herkunft), e ignoranza sulla essenza della specie, che restò sempre per lui - dai tempi degli appunti sulle specie dei fringuelli delle Galapagos ai minuziosi ma sterili studi sui cirripedi - "il mistero dei misteri". Tuttavia, Darwin dimostrò di saper lavorare con la propria ignoranza, esattamente come Galilei, che venne a capo delle equazioni del moto uniformemente accelerato, pur senza disporre degli strumenti del calcolo infinitesimale, adeguati a trattarlo. Galilei e Darwin, ignoranti di genio - e tra questi annovero Freud - seppero anticipare, con strumenti da bricoleur, un sapere "falso", che non sapevano bene, ma che si prospettava come fecondo. La fecondità è stata in seguito ampiamente confermata per Galilei e per Darwin - un po' meno per Freud, che si arroccò dietro un'ideologia prescientifica - la sua metapsicologia delle pulsioni -, rifugiandosi in comunità di pensiero di tipo chiesastico tanto squallide quanto infeconde. In un senso formale e non contenutistico siamo ancora in attesa di una psicanalisi galileiana e/o darwiniana. .O
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SAPERE IN ESSERE | |||