LA PSICANALISI SECONDO |
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"TU POTRESTI SAPERE, |
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Vieni da "filosofi epistemici" Sei in "Scettici o scienziati senza scienza" "Gli scettici, non sono consapevoli nemmeno di se stessi; se affermano qualcosa o ne dubitano, non sanno di dubitare o di affermare; dicono di non saper niente, e ciò stesso (di non saper niente) dicono di ignorarlo. Né lo dicono in senso assoluto: infatti, temono di confessare di esistere finché non sanno niente. Tanto che alla fine devono tacere per evitare di supporre qualcosa che sia in odore di verità. [48] Infine, con essi non bisogna parlare di scienza: infatti, per ciò che riguarda le usanze di vita e di società, la necessità li spinge a supporre la propria esistenza ed a cercare il proprio utile e ad affermare e negare molte cose con giuramento. Infatti, se qualcosa viene loro provato, non sanno se l’argomentazione sia probante o difettosa. Se negano, ammettono o obiettano, non sanno di negare, ammettere o obiettare. Perciò bisogna considerarli come automi che mancano completamente di mente." Spinoza, Trattato sull'emendazione dell'intelletto Chi mi scrive una pagina sugli Scettici, ma che sia degna di Hegel? Il quale ricordava che "lo Scetticismo è l'esperienza effettuale di ciò che sia la libertà di pensiero" (G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito, vol. I, trad. Enrico de Negri, Nuova Italia 1960, p. 169). Con tale intenzione ci provo io, magari partendo da questo lektòn di Lacan: "Le scépticisme est un'éthique. LLe scépticisme est un mode de soutien de l'homme dans la vie, qui implique une position si difficile, si heroïque, que nous ne pouvons même plus l'imaginer - justement peut-être en raison de ce passage trouvé par Descartes, et qui conduit la recherche du chemin de la cértitude à ce point [...] de l'aliénation, auquel il n'y a pas qu'une issue - la voie du desir". (Cfr. J. Lacan, Le Séminaire. Livre XI. Les quatre concepts fondamentaux de la psychanalyse (1964), Seuil, Paris 1964, p. 203).. Ci sono pochi preannunci della scienza moderna nell'antichità: Democrito (gli atomi), Archimede (calcolo infinitesimale e principio di simmetria della leva), Aristarco (eliocentrismo)... Ma erano semi che non potevano svilupparsi finché non avessero trovato il terreno adatto. Chi dissodò il terreno per la scienza, concimando l'arido e ristretto campicello dell'ontologia parmenidea (poi aristotelica, che diede una falsa fioritura, allora, e falsi frutti, oggi) furono gli Scettici. A loro si deve il primo grande autodafé della storia: il rogo delle certezze libresche, in primis di quelle dottrinarie aristoteliche. Gli scettici posero le basi necessarie, benché non sufficienti, della scienza. La scienza moderna procede falsificando ul proprio scetticismo. Se non fosse scettica non avrebbe nulla da falsificare e... non esisterebbe. Purtroppo il lavorio epistemico degli Scettici fu azzerato dal Cristianesimo. Che invase il mondo con le sue certezze fideistiche, non da altro sostenute che dal potere temporale del Papato. "La scienza non salva l'uomo", scrive oggi il nostro pastore tedesco dalla propria cuccia vaticana. Giusto. La scienza non pensa l'uomo, ma l'infinito. Ma la Chiesa pretende monopolizzare - tecnicamente, rendere categorico, cioè Uno - l'infinito. L'oscurantismo ecclesiastico fu rischiarato dopo un millennio e mezzo da un grande, da considerare l'uomo del secondo millennio (quello del primo è Paolo, inventore del potere temporale della Chiesa): Cartesio. Cartesio bruciò le certezze scolastiche (Suarez & Co). Fece un lavoro paragonabile a quello degli Scettici, ma con un drive morale superiore. Cartesio ebbe il coraggio del proprio Scetticismo, raccogliendo un risultato prezioso del proprio lavorio dubitativo: il soggetto della scienza. (Qualcosa aveva ben imparato alla scuola dei Gesuiti di La Flêche). Cartesio usò lo scetticismo in modo positivo. Lo forzò a concludere positivamente dal negativo, da cui era partito, attraverso quel procedimento logico che gli Scolastici chiamavano consequentia mirabilis: "Se le possibilità sono solo due: sapere nulla o sapere qualcosa, allora, se da non 'so nulla' deduco che 'so qualcosa', allora 'so qualcosa'" (perché se so già qualcosa, so qualcosa). Il primato del sapere sull'essere era stabilito, più moralmente che logicamente. Cominciava l'era scientifica. Tuttavia, Cartesio sarebbe impensabile senza gli Scettici e il loro prolungamento in Montaigne. Detto questo - come elogio - una critica agli Scettici non posso risparmiarla. Gli scettici inventarono l'epoché, che doveva portarli all'atarassia. Che cos'è l'epoché? Tecnicamente parlando l'epoché è una forma di sospensione del principio del terzo escluso, che insieme al principio di identità e di non contraddizione, fonda il binarismo forte del logocentrismo sistematico (prima aristotelico, poi hegeliano e posthegeliano). L'epoché sospende ogni possibilità di affermare e di negare. Non è cosa da poco. E' operazione ben più drastica della sospensione intuizionistica del principio del terzo escluso - come fu proposto da Brouwer agli inizi del secolo breve - che sospende sì A vel non A, ma non nega la possibilità di affermare A vel non A, quando si sappia o A o non A. A cosa porta l'epoché? All'atarassia, certo, cioè all'indifferenza per le passioni, quelle ideologiche comprese. Ma non è questo il peggio. Il peggio è che l'epoché toglie valore a - mette tra parentesi, dice il fenomenologo - tutta la logica. Dopo l'epoché scettica, i valori di verità - vero o falso - non hanno più corso. Questo mi sembra eccessivo. Mi sembra buttare il bambino insieme all'acqua spoca. Poiché con i valori di verità Aristotele ha combinato cose indegne, allora buttiamo via i valori di verità, quindi tutta la logica! Giusto combattere il dogmatismo dei sistematici, ma... Anche se sono nemico del logocetrismo, sono amico della logica, con preferenze spiccate per quella matematica. Per cui posso tranquillamente dimenticare i faticosi meccanismi della logica sillogistica, per dedicarmi a logiche non classiche ma più fruttuose (con una preferenza per l'intuizionismo di Brouwer che sospende il principio del terzo escluso). Strumento inutile, quindi, l'epoché? Purtroppo, no. Recentemente - cent'anni fa - è stato utilizzato con successo... disastroso. Mi riferisco all'uso che ne ha fatto un certo pseudocartesiano, di nome Edmund Husserl, che ha utilizzato - invano - l'epoché per ritrovare il soggetto della scienza, che con l'ingenua pretesa di fare meglio di Cartesio aveva perso, buttando a mare il cogito cartesiano. L'epoché è il dubbio del dubbio. Il dubbio del dubbio è un'operazione epistemicamente sterile. Non porta da da nessuna parte, insegna Lacan (J. Lacan, Le Séminaire. Livre II. Le moi dans la théorie de Freud et dans la technique de la psychanalyse (1954-1955), Seuil, Paris 1978, pp. 332-333). Infatti, i casi sono due e solo due: primo caso) il primo dubbio non produce nulla e il secondo conferma la sterilità del primo; secondo caso) il primo dubbio produce qualcosa - per esempio, il soggetto della scienza - e il secondo vanifica il risultato del primo. Il risultato dell'epoché husserliana è la fenomenologia, che ha inquinato il pensiero continentale del secolo scorso. La fenomenologia si regge solo sostenendosi sulla diffusa, inconscia e quasi religiosa resistenza alla scienza, di cui il Papa attualmente regnante è la lampante testimonianza. Il popolo sembra dire a chi lo governa: meglio fenomenologi che scienziati. Vulgus vult decipi, ricordava un altro Papa al proprio Segretario. E i governanti intelligenti rispondono: Ergo decipiatur. Ma di queste lamentazioni, basta. Chi ne volesse ancora può connettersi alla pagina epochè o fuorclusione, pensata a metà tra il lacanismo e la fenomenologia, scritta nel presupposto che Lacan sia un fenomenologo. Personalmente trovo più interessante e istruttivo riferirmi agli originali di Sesto Empirico (Outlines of Pyrronism e Against the Ethicists (Adversus Mathematicos XI)), che ho trovato sul Web. Per un cartesiano come l'autore di questo sito gli scettici sono più moderni dei fenomenologi.
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SAPERE IN ESSERE | |||