LA PSICANALISI SECONDO
SCIACCHITANO

"TU PUOI SAPERE,
quel che il corpo ti fa sapere"

aggiornata il 5 marzo 2010

 

 

Hai fatto il seguente percorso:

vieni da "sapere in divenire"; sei in "sapere del corpo" o "corpo soggettivo"

"De quoi parle-t-on quand il est question du corps? Quel est le statut social et épistémologique de cet objet-sujet singulier, ni chose bien que substance matérielle, ni symbole bien qu'ensemble de signes et de symptômes. C'est à cette interrogation qu'a tenté de répondre Quel Corps?, revue créée en 1975, autodissoute en 1997. "

Matisse Danza

Il corpo è arduo da pensare. Più facile pensare l'anima. Nella Sesta Meditazione Cartesio afferma: Conjicio corpus existere. L'esistenza del corpo è una congettura, solo virtualmente vera, di fatto dubbiosa, quindi, secondo la logica del cogito, falsa.

"Alla prova del corpo" - se così si può dire - si verifica l'interesse della proposta lacaniana di definire le scienze umane come "scienze congetturali", ma non contrapposte a "scienze esatte".

(Cfr. J. Lacan, "La Chose freudienne" (1955), in Id., Ecrits, Seuil, Paris, 1966, p. 435. "Par le terme de sciences conjecturales, j'indique l'ordre des recherches qui sont en train de faire virer l'implication des sciences humaines." Ma vedi anche J. Lacan, "Fonction et champ de la parole et du langage en psychanalyse" (1953), in Id., Ecrits, Seuil, Paris 1966, p. 286. "Ici n'apparaît plus recevable l'opposition qu'on tracerait des sciences exactes à celles pour lesquelles il n'y a pas lieu de décliner l'appellation de conjecturales: faute de fondement pour cette opposition.").

In tema di congetturalità - che è un po' il Leitmotiv di tutto il sito - ritengo interessante riportare la mia traduzione dal tedesco dell'ultima parte (il Quarto capitolo) del trattato sulle probabilità di Jakob Bernoulli (1654-1705), pubblicato postumo nel 1713 dal nipote Nicolas Bernoulli I (tradotto in tedesco solo nel 1899 da R. Haussner) e intitolato proprio

Ars conjectandi.

(Per la traduzione inglese dal latino, con introduzione storica vedi

The art of conjecturing.

Per la traduzione tedesca vedi

Wahrscheinlichkeitsrechnung).

La correzione di Spinoza a Cartesio è una vera e propria sovversione:

il falso diventa vero.

Per Spinoza non esiste idea falsa, perché, se la pensa dio, ogni idea è vera. Anche il dio di Spinoza, come quello di Cartesio, è non ingannatore. (Non c'è nulla di strano in questo. Il teorema è un corollario della transizione moderna dall'ontologia all'epistemologia). Ma la mente dell'uomo pensa con il corpo, che è distante da dio. Attraverso le affezioni e le passioni, il corpo introduce elementi di distorsione (Entstellung, dice Freud) della verità. Poco male. La verità resta tale anche quando si presenta come falso, cioè come meno vero, per esempio nella congettura. Perciò, come la congettura si può dimostrare, la verità si può ricostruire a partire dall'impronta lasciata nel falso, come il sigillo nella cera. (Ricorrente paragone cartesiano). Ogni filosofo, ricorda Derrida, ammette come assioma il primato della verità, anche quando parla di falso. Succede che in intensione domini il vero, anche quando in estensione imperversa il falso. In ogni caso il "falso congetturale" sta all'origine di ogni scienza moderna. Sono falsi in questo senso il principio di inerzia in meccanica, il principio evoluzionistico in biologia, il principio di cooperazione e scambio in economia ecc. Tutti i principi, insomma, in sé indimostrabili, che tuttavia si dimostrano fecondi di teoremi.

E in psicanalisi? Per l'analista il falso è un'esperienza quotidiana, pratica prima che teorica. Falsi sono i ricordi. False sono le libere associazioni, che pure Freud prendeva come veri indizi della causalità psichica. Falsi, cioè spostati di persona, sono gli odi e gli amori. In particolare è falso il transfert, il falso nesso (falsche Verknüpfung) sul medico. Falsissima, in particolare, è la supposizione che l'analista sappia qualcosa del tuo desiderio inconscio - la figura del soggetto supposto sapere, escogitata da Lacan. Il sintomo, poi, è un falso godimento del corpo (ammesso che ne esista uno vero). Falso è il segnale, dato dall'angoscia, di un evento, proiettato dal passato mitologico al presente: tipicamente la castrazione o la perdita dell'oggetto d'amore. E via falsificando.

Curiosamente, ma giustamente nel nostro senso, l'angoscia è definita da Lacan "un sentimento che non inganna". Non inganna quei pochi che sanno interpretare il falso come vero, gli psicanalisti. Per preziose indicazioni sul valore del falso in psicanalisi rimando, oltre al mio saggio, al cap. XXI del primo Seminario di Lacan, dal titolo redazionale interessante: La vérité surgit de la méprise. Erano i bei tempi - 1954 - in cui Lacan non sosteneva ancora assurdità del tipo "la scienza fuorclude la verità". In ambito accademico, nel 1975, il nostro Umberto Eco scriveva un capitolo del suo Trattato di semiotica generale (Bompiani, Milano 1975), intitolandolo Una teoria della 'menzogna' e concludeva:

"La semiotica è la disciplina che studia tutto ciò che può essere usato per mentire. Se qualcosa non può essere usato per mentire, allora non può essere usato per dire nulla. La definizione di 'teoria della menzogna' potrebbe rappresentare un programma soddisfacente per una semiotica generale" (ivi, p. 17)

Sviluppo l'argomento dal punto di vista psicanalitico in

Sul valore del falso,

saggio pubblicato sulla rivista svizzera di psicanalisi Riss

(Über den Wert des falschen, 68, 2008-1, pp. 37-50).

Ho ulteriormente approfondito la questione dal punto di vista della pratica dell'analista nel saggio

Sul valore delle interpretazioni mancate.

(La versione tedesca

Über den Wert der Fehldeutungen

sarà pubblicata nel primo numero di Psychoanalytischer Diskurs)

Il valore del falso è cronologico, ma non cronometrico. E' qualitativo, non quantitativo. Il falso scandisce il tempo logico della verità - un tempo che preferisco chiamare epistemico. Addirittura lo inaugura. Nella Seconda Meditazione Cartesio scrive: Suppono igitur omnia quae video falsa esse ("Suppongo, dunque, che tutte le cose che vedo siano false"). La dimostrazione per assurdo - o dimostrazione indiretta - parte dalla supposizione del falso, supponendo il contrario, cioè che sia vero, e arriva, se ci arriva, a provare la verità della congettura, mostrando una contraddizione. In matematica la logica del falso scopre le contraddizioni dell'assunto. In psicanalisi, per esempio attraverso l'interpretazione sbagliata (leggi, irrealistica), il falso mostra le proprie virtù epistemiche facendo affiorare nuovo materiale inconscio, addirittura überdeutlich, dice Freud, "troppo vivido". (Cfr. Costruzioni in analisi, GW, vol. 16, p. 53).

Il falso spiega qualcosa? Cosa?

Alla base delle falsificazioni soggettive - sostengo - c'è il corpo. Mutuo questa tesi da Spinoza, che nell'Etica alle considerazioni sul falso fa precedere le proposizioni sul corpo.

Riassumo qui brevemente alcuni punti spinoziani della Parte Seconda dell'Etica. In Prop. XIII Afferma che l'oggetto della mente è il corpo esistente (non solo congetturato). Tra i Postulati figura che il corpo sarebbe composto da numerosissimi (infiniti?) individui (modi). La mente percepisce le cose attraverso i modi del corpo (Prop. XIV). La mente registra e ricorda i modi con cui il corpo è "affetto" da altri corpi (Prop. XV-XVIII) e se ne fa delle idee (Prop. XXII). La ragione è che la mente non conosce il corpo in se stesso ma attraverso le "affezioni" da cui il corpo è "affetto" e le idee che ne conseguono. L'idea della mente aderisce alla mente come la mente aderisce al corpo. (Prop. XXI) Perciò "La mente non conosce se stessa se non in quanto percepisce le idee delle affezioni del corpo" (Prop. XXIII), ma la conoscenza delle parti che compongono il corpo "interno" non è necessariamente adeguata (Prop. XXIV). Idem per i corpi "esterni", percepiti attraverso le affezioni che esercitano sul nostro corpo (Prop. XXV). Le Prop. XXVII-XXX stabiliscono il nesso di inadeguatezza cognitiva tra affezioni e idee, tra corpo e mente, cioè quel che io chiamo regime di falsità

Forse, meglio di Spinoza, posso io oggi, con gli attrezzi intellettuali che mi mette a disposizione la storia della matematica, giustificare la connessione tra falso e corpo, abbandonando il registro eziologico spinoziano della connessione tra ordine delle idee e ordine delle cause (delle cose).

Il corpo è falso in quanto infinito.

Questa è la congettura cardine della pagina.

L'infinito, in quanto oggetto non categorico, non si può pensare in modo completo. Lo si può dunque pensare solo in modo parziale, cioè falso.

La cosa non ci spaventa. Il matematico ha imparato nei millenni a lavorare con il falso, in particolare con quel tipo di falso - nel senso di imperfettamente noto - che è l'infinito. Tutta la storia della matematica dalle origini greche al XIX secolo è stata il lento e faticoso processo di decantazione dell'idea "falsa" di grandezza geometrica - falsa perché parziale - che ha ostacolato la formulazione della nozione generale di numero, nonché della teoria delle funzioni, dei limiti e in generale degli spazi (non necessariamente geometrici). Per lungo tempo il calcolo infinitesimale è stato un algoritmo efficiente ma infondato. Ha anticipato di due secoli la formulazione rigorosa del concetto di limite. Paradossalmente con procedimenti poco rigorosi insegnava a calcolare esattamente in pratica il valore di limiti - tangenti alle curve, aree curvilinee - limiti di cui non conosceva neppure il concetto. L'ultimo exploit in ordine di tempo dell'"ignoranza" matematica è la teoria degli insiemi. Il matematico non sa cos'è essenzialmente un insieme. Può solo farsene delle idee sbagliate (parziali). Tuttavia, la teoria degli insiemi è una delle più belle costruzioni matematiche. Tutti sperano che sia anche coerente. (Ma questa è una congettura finora indimostrata). Analogamente il biologo non sa cos'è essenzialmente una specie (specie se è asessuata), però un biologo "dilettante", ma geniale, ha scritto un'Origine delle specie, proponendo l'evoluzione delle specie in una forma che fa tuttora discutere, se non altro perché il passaggio da una specie all'altra è di principio, ma non è un fenomeno osservabile in tempo reale. (Allora discutono a non finire "evoluzionisti" e "creazionisti", "gradualisti" e "puntazionisti", ecc.)

Riuscirà l'analista, operando con la propria ignoranza, a imbastire una teoria del corpo come luogo del falso, altrettanto brillante quanto l'analisi infinitesimale o la teoria degli insiemi o la biologia darwiniana?

Tratto il tema del corpo come luogo del falso - o del vero virtuale - nell'articolo, pubblicato su "aut aut", 330, 2007, pp. 73-93:

Il corpo pensante.

Forse interessa - non solo i miei biografi - sapere che questo saggio è stato preceduto da due tentativi, censurati dalla redazione. Li riporto a testimonianza della difficoltà che hanno il filosofo non meno dello psicanalista a pensare l'oggetto e il corpo, quando sono troppo indaffarati a sistemare l'esperienza del Sé e del falso Sé, dell'alterità e dell'estraneità (la Fremderfahrung secondo Husserl):

Bello senz'anima 1,

Bello senz'anima 2.

Una versione meno filosofica è nell'intervento al prossimo Convegno di Firenze del 15 maggio 2010, intitolato "Il corpo e la parola", organizzato dal Laboratorio di ricerca freudiana:

"Mamma, il corpo mi fa paura!".

La difficoltà sta tutta qui:

Come si fa a pensare "veramente" il falso, se già la maggior parte dei nostri pensieri sono falsi, in quanto pensieri di una mente corporea?

Il paradosso non mi spaventa e non mi affascina, perchè non sono abbastanza fenomenologo. Ormai dovrebbe essere chiaro come provo a realizzare la "falsità" del corpo tramite modelli topologici.

Considero semplicemente spazi topologici infiniti. L'infinito induce nella mente il falso, perché l'infinito non è concettualizzabile in modo completo e univoco - tecnicamente parlando il corpo è non categorico. In particolare, il corpo infinito induce il falso nella mente finita, che sperimenta l'infinito come falso. Non è grave. E' così che va il mondo.

In questi spazi infiniti considero il corpo alla Deleuze, come "corpo senza organi".

Un corpo è un particolare insieme infinito.

Con quali particolarità?

Il corpo è un insieme compatto, cioè rappresentabile con un insieme finito di mappe geografiche, e possiede punti limite.

I punti limite sono punti di accumulazione, come si chiamano nella letteratura italiana. In ogni loro intorno cadono punti dello spazio diversi da se stessi. Punti limite ancora più forti (consistenti) sono i punti di condensazione. In ogni loro intorno cadono infiniti punti dello spazio.

Propongo di chiamare i punti di condensazione punti fallici. La proposta vuole introdurre la funzione fallica in un corpo "anorganico", cioè senza organi, come quello che immagina il bambino nella sua ricerca sul da dove vengono i bambini. Il bambino sa che ci sono punti del corpo più ricchi di piacere. Lì l'esistere si approssima quanto si vuole all'essere, che per lui vuol dire godere.

La teoria del corpo si fa attraverso la rielaborazione topologica della nozione di incorporazione, per cui rimando alle lezioni del seminario di Asciano. (In particolare la lezione 2).

Il disegno implicito in questo lavoro è la costruzione di una metapsicologia non finalistica, quindi non pulsionale, ma congetturale, ruotante, come si è visto in tante occasioni, intorno a congetture sull'infinito, in particolare sui punti limite di spazi topologici.

In questo lavoro, che a prima vista può sembrare astruso, mi guida la convinzione che la teoria del corpo sia indispensabile per pensare la sessualità, soprattutto femminile. I matemi lacaniani della sessuazione sono astratti e sostanzialmente sterili, perchè non attingono alla corporeità (cfr. Lacan). Lacan concepisce una sessualità incorporea, come se fosse un attributo degli angeli.

Del corpo non si può parlare isolatamente. E' necessario riferirlo al soggetto e all'oggetto in uno spazio comune. Questo è il compito della topologia, intesa come sapere debole (non metrico, cioè qualitativo) dello spazio.

Nella pagina "corpo, affetti, topologia", scritta di seguito a questa, affronto questi concetti dal punto di vista della nozione di affetto, intesa spinozianamente come azione che "tende a".

Una teoria del corpo è oggi necessaria alla scidenza psicanalitica in almeno in due settori: quello più propriamente metapsicologico dell'incorporazione e quello sessuale.

Mentre è intuitivamente chiaro che non si può fare una teoria della sessualità senza preupposti teorici plausibili sul corpo (in questo senso le formule lacaniane della sessuazione sono astratte), è meno sentita l'esigenza di una teoria metapsicologica del corpo, in quanto la metapsicologia è tuttora colonizzata, non solo in ambito freudiano, dalla nozione di pulsione, che è una nozione prescientifica, essendo finalistica, e buona a spiegare tutto in modo tautologico. ("Tu sei aggressivo, perché hai pulsioni aggressive").

Riporto di seguito alcuni testi sull'incorporazione, da cui si possono prendere le mosse per una teoria topologica del corpo. Non è molto, e soprattutto è qualitativamente scadente, ma è tutto quel che abbiamo:

Incorporazione freudiana

Incorporazione lacaniana

Incorporazione francese

Incorporazione americana.

Il discorso continua in Corpo, affetti, topologia.

*

Una considerazione Unheimlich.

In questo sito si cerca di sospendere il discorso metapsicologico pulsionale, in quanto metafisico, precisamente aristotelico. Ma la questione è:

Freud tratta il corpo attraverso le pulsioni. C'è il rischio che, se sospendiamo le pulsioni, sospendiamo anche il discorso sul corpo.

Credo che possiamo evitare questo rischio, se seguiamo una linea di ricerca ancora freudiana ma parallela a quella pulsionale. Secondo me c'è un punto dove Freud parla di corpo senza parlare di pulsioni ed è il saggio sull'Unheimlich. L'Unheimlich è il corpo, precisamente il corpo della madre, familiare eppure segreto, totale ma castrato, fallico e senza pene. Una battuta di spirito del mio amico di Berlino Claus-Dieter Rath inquadra bene il tema.

L'Unheimlich è Ur-heimlich.

Da sviluppare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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